La sostenibilità dell’e-commerce

Il tema della sostenibilità è divenuto centrale su vari aspetti dell’e-commerce non solo per la richiesta da parte dei clienti, ma anche per una generale convenienza che può essere costruita.
Il famoso dilemma se l’e-commerce sia meno impattante dal punto di vista dei viaggi dei corrieri rispetto a quelli dei clienti al negozio fisico è stato misurato. Il dato definitivo indica che con l’e-commerce si ha un risparmio tra le 4 e 9 volte a favore dell’e-commerce, cosa che ovviamente riduce anche il traffico: un furgone di consegna risparmia infatti circa 50 viaggi in macchina.   In generale l’impatto CO2 dell’e-commerce è 2,3 volte inferiore della catena distributiva fisica.

Più di 2000 aziende al mondo che rappresentano più del PIL degli Stati Uniti sono impegnate in obiettivi di riduzione delle emissioni su base scientifica. Le aziende che riescono a tradurre gli impegni sul clima in azioni concrete otterranno uno status di leader sostenibile

Per quanto riguarda invece il resto delle aziende, il 75% ha affermato che il cambiamento climatico è fondamentale per il successo strategico delle proprie aziende. Tuttavia, il 43% delle aziende non ha ancora obiettivi chiari per la riduzione delle emissioni di carbonio. Il 50% non è soddisfatto delle azioni della propria azienda nell’affrontare il cambiamento climatico.

La crescita dell’e-commerce rappresenta un’opportunità unica per dare una seconda vita ai materiali di seconda mano, consentendo lo sviluppo del riutilizzo, della riparazione, dell’upcycling o del Fai da te.
Rispetto al mercato dell’usato, il second hand, si vede un incremento a livello mondiale. Il 64% dei venditori della Gen Z afferma di venderne di più rispetto agli anni precedenti, il 73% delle persone della Gen Z che ha preso in considerazione la rivendita online afferma che è per motivi finanziari, mentre l’81% della Gen Z afferma che l’acquisto di usato è diventato più comune nell’ultimo anno.
Diversi brand stanno esplorando progetti educativi, come Prada che in collaborazione con l’Unesco ha portato a termine il programma didattico Sea beyond. Il progetto è destinato alle scuole secondarie di tutto il mondo e vuole sensibilizzare le giovani generazioni in materia di sostenibilità e salvaguardia dell’oceano in linea con l’Agenda delle Nazioni Unite 2030 e i suoi 17 Sustainable development goals (Sdg).

I player stanno esplorando molte opzioni per ridurre il loro impatto e affrontare l’evoluzione della domanda dei consumatori. Queste opzioni possono riguardare il packaging ma anche la supply chain, l’energia, il commercio omnicanale e la logistica che influenza infrastrutture e trasporti.

Impatto CO2 di un prodotto acquistato [E-commerce - Vendita fisica]

Impatto CO2 di un prodotto acquistato [E-commerce – Vendita fisica]

Il tema della sostenibilità è molto sentito tra le aziende italiane. Otto aziende su dieci infatti dichiarano di avere attività in corso rispetto agli obiettivi di sostenibilità. Le principali sono legate alla riduzione della materia utilizzata favorendo il riciclo in azienda e utilizzando un packaging è un prodotto sostenibile e riciclabile. Alcune aziende hanno anche certificazioni in questo ambito che tuttavia sono specifiche di settore (es. GOTS nell’abbigliamento). I meno sensibili in questo ambito sono le aziende dei settori Casa, Ufficio e Arredamento e i Centri commerciali online.

Attività di sostenibilità dell'azienda

Attività di sostenibilità dell’azienda

A rendere più interessante il tema c’è il fatto che i cittadini italiani sembrano a livello europeo quelli più interessati a valutare anche un sovrapprezzo per una spedizione più ecosostenibile con il 35% di acquirenti che lo dichiarano rispetto al 16% dei finlandesi.

Percentuale di persone che pagherebbe un extra per una spedizione ecosostenibile

Percentuale di persone che pagherebbe un extra per una spedizione ecosostenibile

Ci sono tuttavia molti ambiti per i quali gli esercenti e-commerce possono fare la differenza.

 

Imballaggi
Gli imballaggi sono un tema scottante quando si parla di vendite a distanza visto l’impatto sul sistema di smaltimento delle città ormai invase dal cartone e-commerce. L’impatto non si limita al cartone, infatti il 15% della plastica immessa al consumo in Italia è derivata dall’e-commerce. Per questo motivo gli operatori stanno adottando diverse strategie dall’utilizzo di imballaggi con materiali riciclati o compostabili con prodotti derivati dal mais o fibre vegetali o ancora nastri di chiusura con colle non tossiche. Alcuni esercenti stanno sperimentando anche imballaggi riutilizzabili a sacchetto, come in Germania con il progetto RePACK finanziato dal governo tedesco.
Ci sono infine strategie di ottimizzazione dell’uso stesso degli imballaggi come la strategia “one parcel policy” di Zalando che prevede l’invio di un singolo imballaggio anche in caso di prodotti acquistati di brand diversi.

Mezzi di consegna
Le consegne soprattutto nei centri delle metropoli oggi sono necessariamente fatte con mezzi elettrici o bici o a piedi per via delle nuove regole cittadine. Ma alcuni operatori stanno adottando una strategia full electric come Ikea che entro il 2025 consegnerà solo con mezzi ad emissioni zero.

Cargo marittimi
Sul fronte del trasporto marittimo internazionale le principali catene di vendita al dettaglio come Inditex, Amazon e Patagonia si sono unite alla coalizione Cargo owners for zero emission vessels (Cozev) e si stanno attivando per avere spedizioni senza emissioni di carbonio entro il 2040. Il trasporto marittimo rappresenta oggi il 3 per cento di tutte le emissioni globali, e potrebbe salire al 10 per cento entro il 2050 se l’industria continua a fare affidamento su combustibili ad alta intensità di carbonio.

Punti di ritiro
La consegna che evita di gestire l’ultimo miglio è forse quella più conveniente oggi dal punto di vista dell’impatto CO2. Uno studio condotto da parte di un’operatore di punti di ritiro, Easybox, ha dimostrato come le emissioni di CO2 sono ridotte del 20,5% rispetto alla consegna a casa. 

Re-commerce
La circolarità dei prodotti venduti si ottiene promuovendo la riparazione, il riuso, il riciclo e la rivendita. Su quest’ultimo punto eBay sta promuovendo una campagna promozionale legata alla sensibilizzazione del fatto che ogni famiglia ha in media più di mille dollari di oggetti che potremmo vendere online.
Alcuni operatori come Zalando stanno gestendo categorie di prodotti “pre-owned” per capi di abbigliamento, permettendo ai clienti di vendere i propri capi in cambio di un credito sul sito di e-commerce o una donazione fatta alla Croce Rossa o a WeForest.
Ikea per estendere la vita dei propri mobili gestisce programmi di leasing e riacquisto. Vaude, il brand di vestiario sostenibile, rende disponibili i tessuti senza PVC avanzati dalla produzione vendendoli su eBay. 

Energia dei datacenter
I data center nel mondo producono le stesse emissioni CO2 di tutte le compagnie aeree. In Europa producono il 6% di tutta la C02 prodotta, raggiungendo la quota di maggioranza relativa. Per questo motivo stanno nascendo molte nuove proposte a impatto zero in linea anche con l’obiettivo della Comunità Europea di rendere tutti i data center neutrali per l’ambiente entro il 2030 che sta sostenendo economicamente una certificazione, denominata Green Cloud, per identificare i data center a impatto zero. In Italia esiste un esempio virtuoso: l’azienda bolognese Executive Service.  

Nudging dei clienti
Portare il cliente a scegliere la migliore opzione dal punto di vista dell’impatto ambientale può essere responsabilità dell’esercente ad esempio indicando l’impatto C02 delle varie opzioni di consegna. Una consegna in 24 ore comporta una richiesta di energia 3 volte superiore rispetto a quella tradizionale. Inserire il valore di CO2 corrispondente alla spedizione selezionata, consente di raddoppiare il numero di consegne verso un punto di ritiro. Numero che viene quadruplicato se il punto di ritiro viene messo come opzione di default.

 

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